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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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02 maggio 2018

Flat tax o Censo.

In una prospettiva spazio-temporale, lo status sociale identifica la posizione che l'individuo occupa nei confronti di altri soggetti all'interno di una data comunità organizzata.
Secondo i principi di eguaglianza e di pari opportunità, ogni individuo è censibile dal momento che ha i mezzi di sostentamento per mantenere dignitoso il livello esistenziale proprio e della sua famiglia. Dal periodo fiscale in cui il soggetto supera la soglia di tale livello, è sottoposto all'obbligo tributario.
Nella tabella di confronto qui sotto riprodotta, figura l’incidenza fiscale IRPEF rispetto a quelle proposte da Berlusconi, Salvini e Meloni nel Programma di Centro destra, dalla quale emerge sicuramente che il metodo fiscale attuale dell'IRPEF è iniquo perché, considerato:
  1. che l'imposta IRPEF comprende la copertura di capitoli di spesa indistintamente dello Stato della Regione, dei Comuni e degli Enti locali che, tra l’altro, gestiscono imprese in regime privatistico facendo pagare agli utenti anche gli interessi del loro indebitamento;
  2. che la non trasparenza della destinazione dell’imposta trasgredisce i Principi di Sussidiarietà secondo i quali ogni capitolo di spesa ricade sotto la responsabilità dell’ente percettore;
  3. che esiste una discriminazione tra cittadini considerati come classe lavoratrice e ad altri considerati non tali agli effetti dell'applicazione della quota non imponibile, comunque fissata molto al disotto del reddito medio che, invece, andrebbe considerato come la soglia di dignità civile;
  4. che il reddito medio lordo annuo degli italiani, nell'anno 2017, ammontava a 20.690 sul quale ha gravato l'imposta di 4.986 pari al 24,10% di prelievo fiscale;
  5. che per gli effetti evidenziati dal coefficiente del Gini nel periodo dal 1990 si è rivelata una variazione dal 0,41 al 0,48 nel 2000 e 0,51 nel 2010, cioè un forte aumento di poveri e ricchi;
tutto ciò considerato, osservando le colonne da b a e della tabella sottostante, emerge:

Confronto tra progressività IRPEF attuale con le proposte a regime
di Berlusconi e Salvini Meloni
  • che l'incidenza progressiva è ingiusta e classista perché la quota esente sino a ottomila/tredicimila euro è applicata solo sui redditi di lavoro e assimilati creando disparità nelle stesse classi di censo che percepiscono redditi di lavoro rispetto agli altri prodotti dalla terra e dall'impresa e dal capitale  quando il reddito personale complessivo prodotto è sotto la soglia di imponibilità;
  • che la progressività è eccessiva e crea classismo tra censiti coinvolgendoli in una guerra tra i poveri. 
Indipendentemente dal fatto che l'imposta sia proporzionale o progressiva, c'è da considerare che la proporzionalità, di per sé, e già progressiva perché applicata su singole quote di reddito: le quote di reddito inferiori producono meno imposta è sono meno incise dal fisco.
Tutti i metodi di profitto e retributivi sono considerati per i loro effetti marginali, da tutti i percettori indipendentemente dalla fonte di reddito, e il guadagno di tutti si valuta sulla marginalità che, appunto, la progressività d'imposta attenua, annienta o provoca l'impoverimento. Il fatto si evidenzia particolarmente in Italia dal  2011, per l'improvvida politica finanziaria ed economica che ci è stata imposta da un funzionario dell'OCSE, tale Pier Carlo Padoan.
Ora, è proprio in tema di marginalità e di prospettiva spazio temporale, è importante  considerare che i cittadini tutti hanno un bilancio da osservare nel loro percorso di budget prospettato sul proprio personale orizzonte di spesa.
Pertanto, tutti necessitano di avere l'opportunità di aumentare il guadagno ed essere messi in condizione di parità tanto sul mercato delle occupazione, tra le quali su quelle per investire, per intraprendere e per lavorare in modo indipendente o autonomo, quanto su quello delle merci.
Il metodo IRPEF ostacola queste opportunità: il passaggio da una scaglione all'altro non causa nessun aumento di reddito sino alla concorrenza dell'incremento d'imposta che l'aumento di aliquota comporta, estinguendo la  propensione a rendersi attivo per migliorare la propria condizione di vita.
L'equilibrio si raggiunge quando il reddito medio corrisponde a quello per mantenere dignitoso il livello esistenziale proprio e della famiglia, nell'arco di un periodo sufficiente perché tutti possano fare progetti aderenti alle previsioni del breve medio e lungo periodo. 
Se detto reddito non soddisfa le condizioni di dignità, si determina la diseguaglianza per un eccesso di ricchi, nel caso in cui la soglia di imponibilità è bassa e di poveri, quando è alta. Ma quando le aliquote sono contenute intorno al 20% non ha senso di parlare di ricchi e poveri.
Con l'istituzione della flat tax, il prelievo del sostituto d'imposta dovrebbe cessare.
Al riguardo dovrebbero essere abbandonati i sistemi retributivi orari, giornalieri e settimanali. Quelli mensili dovrebbero essere ragguagliati ad anno.
Nel grafico qui sotto rappresentato, la progressività dell’IRPEF, non potrebbe essere contenuta, salvo il fatto che potrebbe figurare in scala logaritmica.



Evidenziazione della progressività del metodo della flat tax

L'imposta piatta (non ci sarà motivo di accennare alla piattezza quando sarà introdotta) richiede una trattazione matematica che non è il caso di proporre in questo primo approccio, perché coinvolge parametri e interdipendenze che esulano dal sistema fiscale.
Come anche, qui, non trovano posto le trattazioni sulla misura etica del reddito e dei titoli di spesa che l'imposta stessa andrà a coprire.
Il punto importante sarà invece quello di considerare la materia sotto l'aspetto umano nel quadro della definizione di "Bene comune", che il Capo dello Stato Presidente Sergio Mattarella ha richiamato lo scorso 1° maggio nel suo discorso al Quirinale 
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(*) ... anche nel discorso per Capodanno 2019.

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