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06 giugno 2016

La religione tra il volere e il dovere

Gli atti costitutivi delle Nazioni fanno nascere il diritto dalla sovranità che, indipendentemente dall’essere concesse dal re o autoproclamate dal popolo, obnubilano l'ordine originario dei valori universali, vale a dire che insidiano la conservazione della dignità umana intesa come insieme di singole Persone memori, coscienti e pensanti. 


Il sentimento religioso è atavico, e trova le sue radici nella storia. Dalla creazione dell’uomo o dal suo mutare da bestia, l’Istinto ha dovuto essere sorretto dalla deontologia: il che vuol dire che, nell’agire, un fine non può essere che il risultato dell'utilizzo di giusti mezzi. Non ha senso parlare di morale in organismi che si alimentano solo per figliare o per compiacersi nel proprio benessere; è corretto, invece, un organismo siffatto si sottoponga a regole quando abbia la facoltà di derogare all'istinto di sola sopravvivenza con un atto di egoismo cosciente. 
Così riconosciamo che la crescita dell’umanità si fonda sull'altruismo e trascina con sé quella religiosa sia pure con ritmi molto rallentati.

Nel politeismo induista, Buddha ha concepito la felicità come cessazione del desiderio per abbattere il dolore; il taoismo ha implementato il principio ebraico col canone del non fare (non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te) ed infine il Vangelo che s’innesta nell’Antico testamento, conclude indicando la Via della Salvezza attraverso il canone del fare (fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te) attuabile con lo scambio d’amore. In buona sostanza la deontologia esistenziale dell'umanità si completa in queste tre verità e non è mai successo che l’una escludesse l’altra.
Si rileva tuttavia che gli istinti sovrastino la ragione e l’amore non nasca spontaneamente nella società.

Nelle fasi di cambiamento la società tende a dividersi, l’amore vien meno, e nasce l’esigenza che la classe dominante, obnubilando la coscienza dei dominati, sottoponga la libertà al suo volere.

Se Dio ha parlato solo ai Profeti come credono gli ebrei e i musulmani, per i cristiani il rapporto diventa personale condividendolo come unico attraverso la Chiesa: Chiesa retta da uomini e non dal Dio che abita nella coscienza di tutti.

Solo l’Islam concepisce l’uomo come essere che persegue un progetto che Dio rende per ciascuno necessario. Mentre il cristiano condivide con l’ebreo di dover operare secondo coscienza che è amore per tutti, l’islamico opera secondo le indicazioni del Corano osservando volontariamente i canoni costituiti dai cinque pilastri[1], svincolandolo da ogni altro obbligo spirituale.

In breve, non considerando gli aspetti teologici, queste sono le rispettive filosofie esistenziali che formano il contenuto delle quattro Religioni:
  • Ebraismo (Abramo) - Non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te (filosofia del non fare). 
  • Buddismo (Buddha) - La vita è dolore (filosofia della cessazione del desiderio che provoca il dolore). 
  • Cristianesimo (Gesù) - Fai agli altri ciò che vorresti che fosse fatto a te (filosofia della libertà) 
  • Islam (Maometto) - Nessuno è un credente fino a quando non desidera per il suo fratello quello che desidera per se stesso (Il progetto segue il percorso di vita che è scritto per ognuno (filosofia della necessità). 

In ogni caso, l’essere umano è libero di formare un Progetto che trae origine dal fondamento di esistere secondo un ordine guida indipendente dal modo come se ne sia progettato il percorso.

Questo ordine è implicito ed equivalente in tutte le religioni e non c'è ragione di cercarne uno diverso tra le quattro proposte che ho menzionato.

Le divergenze nascono a valle di quest’ordine fondamentale, laddove il modo di vita imponga un corpo legislativo dal quale nascano regole volte a mantenere saldo l'equilibrio economico e sociale.

Il diritto naturale è una forma di diritto non scritto, ma connaturato dalla nascita. Si nasce liberi di avere per sé tutto ciò che serve per crescere. Questa libertà è vincolata alle risorse che non sono illimitate, specie, quando la complessità esistenziale cresce per effetto di un'estensione diffusa di benessere.

Allora, le scarne regole comportamentali imposte dal diritto naturale sono corrotte dalle istituzioni con l'imposizione di diritti e doveri che limitano la Libertà della Persona oltre quella specifica negativa che nasce dalla materialità delle cose; e la stessa Libertà inizia così a scomparire rivestendosi con ideologie propugnanti la formazione di classi sociali esclusive che conducono un'esistenza contrastante con gli anzidetti principi altruistici.

Per questa ragione, le Leggi ordinarie non devono distorcere i Valori universali, ma riferirsi a questi ultimi; nella redazione degli atti costitutivi, negli statuti, nei trattati e in qualsiasi altro atto tra persone devono esistere riferimenti a questi valori.

Le Costituzioni nazionali fanno discendere il diritto dalla sovranità che, indipendentemente dall’essere concesse dal re o autoproclamate dal popolo, obnubilano l'ordine originario al quale più sopra accennavo: vale a dire che insidiano la conservazione della dignità umana intesa come insieme di singoli esseri memori, coscienti e pensanti.

E' quindi necessario realizzare un modus vivendi, fondato su solidi Principi etici che pervada in tutte le forme organizzative e che consenta al consorzio umano di cogliere, per ognuno dei suoi membri, le migliori opportunità nel coltivare un progetto di vita compatibile con il benessere concepito come Felicità che ognuno è capace di trarre dal proprio operare.

Insomma, il Progetto di vita si svolge nel contesto di un'etica adeguata all'ambiente nel quale i singoli trascorrono l'esistenza interagendo con i fatti esterni accidentali che, in parte interni, originano dal sistema di funzionamento del Gruppo d’appartenenza e, in parte esterni, sono causati dagli eventi naturali non dovuti alla volontà umana.
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[1] I cinque pilastri dell’Islam:
Shahada: è la professione di fede: “Non c’è Dio tranne Iddio e Maometto è il Messaggero di Dio”.
  • Salat: le cinque fasi al giorno per l’invito alla preghiera.
  • Sawm: il digiuno osservato nel mese del Ramadam. I musulmani usano un calendario che comprende dodici mesi lunari. L’anno risulta essere di 354 giorni.
  • Zakat: l’elemosina che è una tassa volontaria sui guadagni annuali del 25%
  • Hajj: il pellegrinaggio alla Mecca nel dodicesimo mese islamico, dove è eretta la Ka’ba.

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