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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

02 maggio 2016

ENZO BIANCHI e DIEGO FUSARO:


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La città futura. Con Cristo e Gramsci



Due sognatori di fronte all'amara realtà di ciò che non cambia. Gramsci è grande per quanto abbia intuito del grande problema del vivere in collettività, ma piccolo per non averci spiegato che nessuna promessa politica è in grado di convincere la cittadinanza di elettori ad emanciparsi sul piano più elevato del proprio benessere contingente.

Ogni progetto sociale è utopia. Occorre invece considerare che i cittadini, dalla nascita, hanno un progetto di breve o lungo termine con prospettive di avere scarse opportunità di realizzarlo se non applicandosi con capacità e impegno.
Oggi viviamo in stato di grave disagio perché, per avviare un progetto pubblico o privato, di natura religiosa, culturale, sociale o economica, abbiamo la sola opportunità del credito sulla linea del caotico sistema finanziario alimentato in perenne conflitto tra contribuenti produttori, contribuenti consumatori di beni e servizi ed erario: quest'ultimo col compito di assicurare le risorse per sicurezza interna ed esterna dello Stato. Oggi, denaro e profitto sono scopi e non mezzi.
Marx e Gramsci sbagliano nel considerare il capitale e il libero mercato come bestie nere perché il male non sta nel capitale ottenuto dal risparmio che produce, col lavoro, il salario e il profitto, ma nei principi etici seguiti dagli agenti che fanno, consumano e mediano.
La città futura sarà realtà quando tutti saranno imprenditori di sé stessi, ovvero quando salario e profitto si consolideranno in un'unica fonte di redditi e, in caso diverso, non più considerando come variabile il profitto, ma il salario non più determinato sulla base del contratto collettivo tra associazioni padronali e di lavoratori.

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