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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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23 agosto 2012

Bipolarismo e centralismo

I provvedimenti del governo siano attuati sotto lo stimolo della propensione volontaria e non si trasformino in precetti inderogabili e tali da annullare, nei cittadini a qualsiasi parte appartengano, la volontà di collaborare.

Per avviare la società al cambiamento occorre che il progetto si fondi sui modelli esistenti, tra i più evoluti e di maggior successo: occorre analizzarli, stabilirne i punti di debolezza e completarli con un programma in cui siano individuate aree di sviluppo e aree di consolidamento per raggiungere una finalità che collimi con un conveniente e pacifico sfruttamento delle risorse disponibili. Il modello, oggi, è quello al quale si conformano socialisti e liberali ognuno dei quali dovrebbe alternarsi nella conduzione politica muovendo le loro azioni ora stimolando residui di I Classe ricadenti nell’istinto delle combinazioni e ora quelli di II Classe ricadenti nella persistenza degli aggregati. Ma qual è il modello migliore?
Nel nostro paese, la lotta politica si arrovella nell'imporre modelli sociali inconciliabili. Ogni partito coltiva un modello di società che si radica nei propri principi ideologici. In tal modo, intorno ad un progetto condiviso che preveda lo sviluppo, non è possibile formulare un programma, perché sui mezzi e sulle modalità attuative non si forma nessun accordo cosicché nel volere soddisfare tutti, si finisce nel concludere niente e scontentare tutti.  I partiti, invece, dovrebbero assecondare l'esecutivo nel senso che ogni provvedimento faccia parte di un progetto noto a tutti e tale che i benefici previsti comportino oneri sopportabili e non travalicanti la libertà di scelta dei cittadini. Ciò significa che i provvedimenti del governo siano attuati sotto lo stimolo della propensione volontaria e non si trasformino in precetti inderogabili e tali da annullare, nei cittadini a qualsiasi parte appartengano, la volontà di collaborare.
Un bipolarismo radicato sulle idee non crea equilibrio sociale; crea il classismo sospinto dall'estremismo di destra e di sinistra scatenando  radicali, giustizialisti, massimalisti, libertari, ambientalisti e contestatori  di ogni specie che sguazzano nel pantano per intorbidare le acque: il tutto per disfare ciò che funziona, mentre altri, pur di tendenza più moderata, attraverso una catena inestricabile di compromessi, convergono verso un centro dove cercano di mantenere insieme la baracca senza che nulla cambi.
 Il centralismo porta a discutere sulle ideologie, mentre le decisioni che produce portano ad agire in modo del tutto inefficace col solo scopo di non cambiare nulla e costringere la gente di seguire l'andazzo di sempre in condizioni di continuo degrado. Agire senza idee, anche con l'aiuto dei più insigni professori di questo mondo, significa mediare i termini dei desideri dei rossi con quelli dei blu e dei verdi, con i reali problemi di chi intraprende e lavora. Stiamo in un continuo stato di follia: assistiamo ad una recita in un teatro in cui gli stessi comici ripropongono, senza regista, la stessa commedia:  la rinascita della DC dalla morte di Alcide De Gasperi in poi. La balena bianca  si dibatte mortalmente nella laguna politica italiana e ogni volta riesce a raggiungere un fondale per continuare la sua tumultuosa vicenda. Basta! Il termine di "Cristiano" non può qualificare un partito; i cristiani non possono formare una élite; né possono arroccarsi contro altri; né tanto meno mediare nulla dei propri convincimenti con le opinioni di natura ideologica anticristiana. I cristiani, come tutte le persone libere, devono entrare nei partiti senza vincoli di scelta: vuoi per il consolidamento sociale; vuoi per l'aumento delle opportunità nel disporre liberamente delle risorse naturali con l'uso appropriato dei fattori di produzione, tra i quali impresa e lavoro sono i più importanti.
Tuttavia, perché i cristiani non si arrocchino ancora in un partito unico e possano scegliere il partito consono ai propri orientamenti politici, occorre che i partiti stessi si spoglino di ogni principio ideologico e considerino i fatti sorgenti dalla storia il motivo della loro esistenza. 
Il bipolarismo radicato sui fatti inizia da un’idea condivisa, di natura non ideologica ed è motivata dalla necessità di risolvere problemi.
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