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05 aprile 2012

Libertà

Il costo sociale della libertà è rappresentato dai vincoli che i soggetti riuniti in società sono disposti o costretti a sopportare per una serena conduzione dell’esistenza. 
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Piazza Grande
Non considero verità trascendentali da ascrivere all’empireo delle idee pure, ma i fenomeni concreti e stabili nel tempo, legati alla natura stessa delle cose.
Il Gruppo sociale è costituito dagli elementi che lo costituiscono, ovvero consiste nell’insieme d’individui che camminano nella piazza, tra i quali, nessuno fa mostra di sé e tutti non mostrano di avere coscienza di ciò che fanno. Peraltro,  disgiunto dall'altro, ognuno segue un proprio percorso logico nel condurre la propria esistenza.Sezionare i Gruppi sociali in base al modo di agire significa costruire mostruose falsità che sfociano in processi di scomposizione e di compattamento enunciati nelle teorie fondate su fatti deformati, tanto disprezzate da Pareto.
Perché, una cosa è essere nella piazza, l'altra, è condurre la propria esistenza laddove la volontà si accende per cambiare e per dover intervenire nel rapporto con l'altro per soddisfare un proprio bisogno.
La socialità è il contenuto della Piazza, una realtà immutabile che si mantiene indivisa in ogni istante ma si ricompone continuamente per effetto degli sconquassi causati dal corso della storia.
L’uomo della piazza vive nell’immanente; nella Coscienza di costui come persona, c’è il desiderio che accomuna tutti nell’idea di tenersi uniti per qualcosa. La Libertà di essere nella Piazza si manifesta come un Bisogno per soddisfare il quale c’è un prezzo in termini di vincoli (doveri) che sono il corrispettivo per l’Essere  nella Piazza in quel momento.
L’uomo della piazza è la Persona che interagisce solo per conservare intatta questa Libertà e il tessuto sociale si forma quando il suo ambito non negoziabile non sia corrotto da diritti invasivi prodotti dalla stessa collettività.
Lo Stato sociale, quale lo osserviamo ancora oggi, non ci chiede di andare alla guerra ma diventa creatore di questi diritti; induce a considerare, come prioritari bisogni estranei ai sentimenti compresi nella sfera  famigliare e intima di ciascuno. Attraverso un intreccio di diritti e doveri, la burocrazia pubblica sottomette le scelte dei cittadini al vincolo di uguaglianza e di solidarietà, sicché la libertà sia indotta a divenire essa stessa un diritto e non un bene supremo inalienabile, mentre i sentimenti personali di amore, amicizia e carità diventano merce da valutare in termini monetari. Affermare che la libertà sia un diritto è già prevaricare sui nostri sentimenti di libera scelta. Il sentimento di giustizia nasce, non dalla libertà, ma esclusivamente dai vincoli connessi al tessuto sociale. Si nasce liberi. Non si nasce col diritto di essere liberi!
Se ho diritto di essere libero, vuol dire che la mia libertà è strutturata secondo norme giuridiche che esulano dalla deontologia e, allo stesso tempo la vincola a tal punto, che gli atti dei singoli, anche quelli senza rilevanza sociale, non siano più il prodotto di scelte personali ma di costrizioni che, appunto, offendono quell’autonomia operativa che costituisce il motore che determina l'impulso dell'azione.
In sostanza, si può definire libera quella società che si mantiene in equilibrio richiedendo il sostegno di un costo sociale pari ai vincoli che i soggetti sono disposti a sopportare perché possano condurre un esistenza compatibile all'idea di libertà che ciascun suo componente condivide volontariamente.
Il problema esistenziale di tutti sarà risolto quando saremo - tutti - consapevoli di questa verità.

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