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09 marzo 2012

Proclamazione delle quattro libertà

 Nei paesi occidentali non già appartenenti al blocco sovietico, i conservatori di ieri sono i riformisti di oggi e i conservatori di oggi erano i riformisti di ieri.

Se puoi parlare, se puoi pregare, se
 puoi resistere alla paura, sei libero.
Il fatto si manifestò il 6 gennaio 1941 con la Proclamazione delle quattro libertà da parte del Presidente Franklin Delano Roosevelt al Congresso degli Stati Uniti d'America:
·         libertà di parola
·         libertà di culto
·         libertà dal bisogno
·         libertà dalla paura

ed ebbe termine il 26 giugno 1945, a conclusione della Conferenza di S. Francisco con la costituzione, al posto della Società delle Nazioni, dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), alla quale fecero parte inizialmente cinquantuno nazioni.
Stalin, per l'adesione dell'URSS, durante la Conferenza di Jalta (4.11.1945), pretese la divisione della Germania in quattro Zone e che le decisioni fondamentali fossero prese a unanimità dai cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, rappresentanti rispettivamente l'Unione Sovietica, la Francia, la Gran Bretagna, il Canada e gli Stati Uniti d'America.

Dal contenuto della Proclamazione del 6 gennaio 1941 a quello della Dichiarazione dei Principi fondamentali della Carta dell'ONU si rileva una differenza abissale principalmente costituita dalla supremazia dello "Stato" sulla "Persona" e il mancato accenno alla libertà tralasciando persino quella della parola. La Proclamazione di Roosevelt riguardava l'uomo singolo, la Carta dell’ONU, invece: la salvaguardia della pace mondiale, la tutela dei diritti dell'uomo, l'equiparazione giuridica di tutti i popoli, il miglioramento del tenore di vita in tutto il mondo. 
I quattro principi sono tuttora prerogative inderogabili degli stati membri che possono porre in opera, senza che gli organi dell'ONU possano in alcun modo intervenire, politiche sia liberali sia pianificate e ancor peggio imporre la tirannia continuando a imbastire programmi utopici coercitivi nei confronti delle rispettive popolazioni. 
Dal 24 ottobre 1945, giorno dell'entrata in vigore della Carta, dichiarato "Giornata delle Nazioni Unite", a più di sessanta anni dalla sua entrata in vigore, nulla è cambiato sotto il profilo istitutivo, nonostante la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (buone intenzioni condivisibili ma non attuate) adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948 e la rovinosa, ma incruenta caduta dell'impero sovietico avvenuta oltre venti anni or sono. 

Ovvero sì, qualcosa è cambiato: come detto sopra, l'istituzione del WTO e l'interessamento sempre più specifico delle nazioni a farvi parte. Ora, è vigente un confronto animato tra i riformisti e chi riscalda la minestra della resistenza, vischiosa e di tinta indistinta formata dalla mistura dei sette colori dell'arcobaleno, i conservatori.  Questo per dire che, come già tanti hanno capito, nei paesi occidentali non già appartenenti al blocco sovietico, i conservatori di ieri sono i riformisti di oggi e i conservatori di oggi erano i riformisti di ieri. 

Chi, ai nostri tempi, proclama una qualunque ideologia del passato e soprattutto chi ha, per Fede politica, l’essere “contro” e mai “per”, è inesorabilmente fuori dal gioco: da solo fastidio come le mosche ed è consigliabile che tenga per sé le proprie insane nostalgie.

C'è razionalità nel succedersi delle Follie? Ne cito alcune alla rinfusa per scoprire qualche eventuale nesso, qualche fenomeno costante caratteristico di questo tipo di Fatto esogeno estraneo al ciclo contingente.
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