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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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31 gennaio 2012

Dio, Patria, Famiglia e Persona

Berlusconi, già prima del 1994, aveva intuito essere necessario operare un grande cambiamento. Allora l’Italia era ultima tra i grandi, non tanto per l’importanza dell’ economia - essendo allora la quinta o la sesta nel mondo - ma per il coesistere di gravi disfunzioni nell’apparato dello Stato associate alla rigidità della nostra Costituzione che nulla concede alla governabilità. Ancora oggi, governare significa tutelare i cittadini attraverso enti e istituzioni, anziché gestire e amministrare gli affari dello stato a vantaggio dei cittadini. 
Oggi, nel 2012, Berlusconi è ancora in sella, senza esser stato sfiduciato: affidò la campanella a Mario Monti, sperando che costui, col grande carisma che gode attraverso le cariche rivestite nel campo dell’economia e della finanza, possa dare l’avvio lo stesso programma che reiteratamente ha proposto senza successo, in diciotto anni di storia repubblicana. Sempre interrotto sul nascere dall’opposizione e da personaggi anche del suo stesso partito, non raggiunse mai gli obiettivi prefissati. Gli oppositori non meritano di essere ricordati perché a nessuno verrà mai in mente di dedicar loro un vicolo o un cantone, anche se, ancora oggi, il loro nome invade il mondo dei media. Cosa intendesse fare allora, e cosa immagina fare oggi, Berlusconi, penso di riassumerlo in questi quattro punti:
1.       Restituire al cittadino la dignità della persona;
2.       Compensare lo squilibrio divenuto intollerabile nel privilegiare il fattore lavoro rispetto all’impresa, attraverso tutele assistenziali e sindacali che, nel sovraccaricarla di oneri impropri, svuotano l’opera dell’imprenditore dai contenuti di merito e di responsabilità.
3.       Abrogare migliaia di leggi che accumulate nel tempo costituendo privilegi e protezioni ad esclusivo vantaggio di organi corporativi.
4.       Diffondere la sussidiarietà attraverso il decentramento amministrativo e l’attuazione del federalismo fiscale riportando la gestione di ogni attività sotto la guida delle persone che si assumono la piena responsabilità di ciò che fanno, senza la copertura impropria delle strutture burocratiche.
 Così intendo che abbia ancora in corso lo stesso programma secondo quanto promesso all’ultima tornata elettorale che lo ha eletto.
Questo è il corno di una politica di governo che da un ventennio non riesce a decollare perché tutti hanno buone intenzioni e finalità commendevoli; ma i fini richiedono mezzi e i mezzi, efficaci o inefficaci, spesso realizzano l’effetto contrario al voluto.
Ora, con Silvio in stand bye, l’aver conferito in modo bipartisan  il potere ai professori e agli specialisti in materia di economia finanziaria, è tranquillizzante per due motivi, ma preoccupante per un terzo:
1.       Monti, come Prodi, è quanto di meglio è sulla piazza per far fronte alle agenzie di rating.
2.       In tutto il mondo, è necessario restituire all'economia reale, l'afflusso del risparmio rilevando che, tra finanza ed economia, la variabile è la prima, peraltro governabile solo a livello globale;
3.       Premesso quanto scritto ai punti 1. e 2., riusciranno i nostri eroi pro tempore, ad agire sull’economia che rappresenta la costante da comporre in modo che ogni persona, in questo nostro mondo, abbia l’opportunità di realizzare un proprio progetto esistenziale? Oppure continueranno a coltivare l'idea, ormai secolare, che porta in grembo l’idea di Stato ente di provvidenza che culla il cittadino prima di nascere, in vita e dopo la morte?
Signori miei, così scrissi in un thread[1] sul Il Legno storto il 27 gennaio 2012, alle ore 18, minuti 19:
Lo Stato si occupi solo dei vivi e si riformino i legami tra i principi universali di Dio, Patria, Famiglia e Persona, che sono e saranno in eterno i pilastri dell’evoluzione umana.
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