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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

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15 novembre 2009

Il dominio sui fattori di produzione

Se, in passato, il fondamento politico economico della società era la coltivazione dei campi e il lavoro in fabbrica, oggi, si delineano opportunità orientate su valori più strutturati non tanto mirati al prodotto in sé, ma al fattore che lo produce. Ieri, terra e impresa erano fonti integrate per la produzione di capitale attraverso il lavoro; oggi, l’ambiente (terra) e la persona umana diventano le fonti integrate di produzione di valore attraverso l’impresa che si avvale di lavoro autonomo e in collaborazione.
Quanto precede, fa pensare ad un profondo cambiamento. Al predominio di potere del capitale sul lavoro che crea squilibri tra risparmio e consumi, subentra un potere unico e solido che lentamente, ma in modo chiaro, corrode e spezza quella catena conflittuale tra lavoro e impresa, che, nel secolo scorso, tanto danno a recato allo sviluppo della società.
Si tratta di un cambiamento epocale che coinvolge l’intera società umana. Occorre por mano a considerare quali siano i reali detentori del potere oggi, rispetto a quelli che effettivamente servono e dai quali occorre ottenere debite certezze sulla trasparenza del loro operato in un ottica di lungo termine. Si tratta di mettere in atto un movimento politico che faccia leva sulla triade dei poteri tradizionali (legislativo, esecutivo e giudiziario) per condurli a comporsi nello Stato in modo trasparente ed efficace e per consentire alla popolazione di condurre un’esistenza libera e socialmente equilibrata.
Si tratta di ricomporre i poteri che scaturiscono dalla stampa e della televisione oggi assemblate nei media, dalla tecnologia di massa che invade le nostre case di prodotti e strumenti complessi, semplici da usare ma pericolosi per chi non ne ha il pieno controllo, e infine, per non tacere, dalla ricerca scientifica con le sue costose pretese e le promesse spesso vacillanti sul piano della affidabilità.
Questo potere non può più essere affidato al libero arbitrio della parti interessate e all’improntitudine di chi deve mediare interessi fortemente contrastanti senza avere solide basi di conoscenza , ma occorre che gli interessi che ne sono coinvolti, si ricompongano in un quadro etico coerente con la concezione di uno Stato che consenta alla popolazione di condurre un’esistenza in modo socialmente equilibrato.
Occorre disfarci dell’inutile dialettica che si agita intorno alle ideologie materialistiche e relativistiche diffuse nei secoli scorsi ed oggi ancora foriere di comportamenti antisociali perché ricostituiscono classi di individui per essere poi confinate in ghetti dove ogni desiderio è permesso, ma formare e diffondere una linea di pensiero intorno all'idea che la libertà è fare tutto ciò che non sia esplicitamente vietato e sancito con pena.

2 commenti:

  1. Ciao Pietro.

    Anche io credo che occorrerebbe cambiare dalle fondamenta questo mondo.
    Il nostro "modello di sviluppo" è un cane che si morde la coda.
    Abbiamo eletto l'entropia padrona di tutto e le abbiamo dato il nome di consumismo.

    C'è però l'inerzia di tutta una società da vincere e, nel periodo di passaggio, non oso immaginare quali sconquassi dovremmo attraversare.

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  2. Se vuoi leggere qualche mia strampalata idea sull'entropia ecco il link:
    http://pibond.blogspot.com/search/label/Donchì
    Qualcosa di più serio qui:
    http://www.pibond.it/argomenti/l_attimo_fatale/parmenide_ed_eraclito.htm
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    Ma, ti confesso, sino a quando non riuscirò a capire bene ciò che scrivo, non riuscirò a spiegare agli altri in che cosa consista l'entropia.
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    Ecco, forse una Grande Matrioscka
    http://www.pibond.it/argomenti/eventi_di_ieri_visti_oggi/la_matrioska.htm

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