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Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

10 febbraio 2009

Dedicato ad Eluana

Cosa ne sappiamo della felicità dell'altro? Se la felicità avesse una base scientifica si potrebbe postulare la formula della felicità. Ma la felicità ha il duplice aspetto: quello di essere una manifestazione che nasce dall'intimo di ogni persona e quello di trascendere la ragione.

E' attuabile un ordine di felicità sociale?

Ammessa l'esistenza di una coscienza comune, l'ordine sociale dovrebbe essere fondato da una virtuosa interazione tra chi opera per la felicità che si presume per tutti e chi opera lasciando libero ognuno di realizzarla per sé stesso.

Tra i primi vedo chi è politicamente orientato verso i democratici, mentre tra i secondi ritengo esservi i liberali.

Ma, senza una coscienza comune, una coscienza che abbia la sensibilità di considerare i rapporti tra le persone in amorevole condivisione di valori e non in continuo contrasto dialettico, non ho speranza che si realizzi un ordine sociale migliore.

Eppure le risorse per garantirne la potenzialità, esistono e sono largamente sufficienti.

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Occorre riprendere coscienza di sé stessi;
abbandonare l'utopia di un paese che non può esistere,
perchè libertà e dovere sono inconiugabili,
come, invece, libertà e coscienza lo sono.
Coscienza
significa saper distinguere il bene dal male ;
identità
significa avere e farsi riconoscere la propria coscienza;
integrazione
significa rendere possibile
la condivisione di una coscienza comune .

2 commenti:

  1. Ho letto le 2 paginette sulla reattività sociale.
    E' affascinante come coniughi logica espositiva e contenuti. Devo però confidarti di fare un pò fatica a comprendere, per difetto mio, tutti i contenuti. Non ho ad esempio capito la definizione di "partecipazione"... in che senso "la cui condivisione si manifesta secondo gradi in termini di rapporto tra libertà e contenuti"?


    Per il post in cui commento. Una riflessione sulla parte finale:

    "Occorre riprendere coscienza di sé stessi; abbandonare l'utopia di un paese che non può esistere, perchè libertà e dovere sono inconiugabili, come, invece, libertà e coscienza lo sono. Coscienza significa saper distinguere il bene dal male ; identità significa avere e farsi riconoscere la propria coscienza; integrazione significa rendere possibile la condivisione di una coscienza comune."

    Suddivido il ragionamento in alcuni assunti:
    1)Occorre riprendere coscienza di sé stessi
    2)Coscienza significa saper distinguere il bene dal male
    3)identità significa avere e farsi riconoscere la propria coscienza
    4)integrazione significa rendere possibile la condivisione di una coscienza comune

    RAGIONANDO:
    -Il punto 3 deriva dal punto 1: senza coscienza non posso avere identità
    -Il punto 1 deriva dal punto 2: riprendere coscienza di se stessi significa saper distinguere il bene e il male
    -Il punto 4 presuppone che il bene e il male siano universalmente uguali per ogni coscienza comune. Altrimenti non esisterebbe corrispondenza per creare una coscienza comune.

    La domanda che ti pongo, forse riceverà una risposta che già mi aspetto. I concetti di Bene e male sono la fondamenta del tuo ragionamento, ma questi sono aprioristicamente dati?

    ciao,
    Cesare

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  2. Caro Cesare, mi cogli in un momento di stasi intellettuale. Ho distribuito i miei interessi (maturati in tre lustri dal compimento del mio sessantesimo anno di età) su una superficie così ampia che, ora, mi riesce quasi impossibile ricomporre il tutto in un quadro solidamente logico. Questi interessi si sono trasformati in tasselli che formano un certo numero di assiomi che non riesco a ricomporre in una forma unitaria se non con una manifestazione fideistica associata anche alla mancanza di una più solida base di conoscenze in campo storico e filosofico.
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    Comunque tento di darti una risposta.
    1. La libertà appartiene ad un ordine superiore al binomio diritto-dovere: ergo, la libertà esiste a prescindere da obbligazioni di carattere etico-giuridico (l’uomo è un animale come gli altri);
    2. La coscienza del bene e del male è la peculiarità tipica dell’uomo come persona. L’etica nasce dal suo bisogno di socialità
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    I miei interessi sono prevalentemente antropologici e, a mio parere, storia e antropologia sono stretti da un legame indissolubile.
    Tutte le scienze si fondano su postulati e leggi sulle quali si costruiscono teorie più o meno convincenti.
    La mia teoria si ricollega al pensiero di Pareto con particolare riferimento a quelle sulle azioni e sui residui-derivazioni-derivate collocate nella storia evolutiva delle capacità adattative dell’uomo nell’interagire con un ambiente finalizzato a suo vantaggio. L’uomo non evolve. E’ la sua capacità tecnica che evolve.
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    Ti prego di rileggere il capitoletto “Reattività sociale” (v. il primo link a sinistra sotto “Le regole del gioco”. Pensi che possa esservi qualche teoria diversa da questa mia appena qui abbozzata, sulla base della tavola della propensione ad agire ivi descritta?
    Grazie, Cesare!

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