Sempre attuale

Risonanza, biforcazioni e fluttuazioni

  Sul dilemma tra necessità e possibilità, ritengo sia determinante l'intervento di Ilya Prigogine, laddove, nella processualità...

26 marzo 2008

Verità e credibilità

I politici formulano i loro Progetti commissionando sondaggi. Ma la gente pensa davvero come dicono i sondaggi?

La potenzialità delle tecnologie moderne oggi possono diventare il mezzo con cui le persone, scambiandosi opportunità per ottenere vantaggi comuni, creano aree di sviluppo e di consolidamento nell’ambito di progetti esistenziali percorribili in un clima sociale consapevole.
A tal fine i progetti devono fondarsi sui modelli esistenti: analizzarli, stabilirne i punti di debolezza e portarli a termine con programmi di emancipazione civica in cui sono individuate aree di sviluppo e aree di consolidamento per raggiungere finalità compatibili con lo sfruttamento delle risorse disponibili. Questo modello, oggi, è quello al quale si conformano socialisti e liberali ognuno dei quali dovrebbe alternarsi nella conduzione politica muovendo le loro azioni ora stimolando Residui di I Classe ricadenti nella istinto delle combinazioni e ora quelli di II Classe ricadenti nella persistenza degli aggregati. Ma qual è il modello migliore?

18 marzo 2008

Turn off/on Pechino 2008

Domenica scorsa Manuel sul suo blog, col titolo, “Turn off Pechino” sostiene che la questione delle Olimpiadi 2008, come ogni cosa, presenta due punti di vista: quello del business e quello morale.
Mette a confronto il costo astronomico che comporterebbe la non partecipazione alle gare sportive di tante squadre nazionali in un contesto organizzativo la cui grandiosità si preannuncia al massimo storico, a fronte degli atti atroci che la Cina mette in atto contro i monaci buddisti e contro la popolazione del Tibet; così mostrando al mondo di considerare i diritti umani come se fossero carta straccia.
Manuel sostiene che la difesa della vita e della libertà supera l’onere di qualsiasi forma di sacrificio di natura economica o materiale e, pertanto conclude di aderire al movimento “Turn off Pechino 2008".
Qui si può leggere l’articolo ed i relativi commenti, tra i quali anche il mio che qui riporto integralmente.
°°°

Penso che non sia opportuno boicottare le olimpiadi. I monaci non chiedono una risposta violenta.
Occorre peraltro che non si ripeta quanto successe alle olimpiadi di Berlino nel 1936 durante la quale troppo spazio ebbe la Germania, organizzatrice dei giochi, per propagandare la superiorità della razza tedesca.
Oggi non è più questione di razza, ma questione di diritti umani. La Cina li calpesta in nome di un’ideologia che conduce a considerare il collettivismo come scopo ultimo dell’esistenza umana ed usa la persona come oggetto da sfruttare e non come soggetto libero di avere le proprie convinzioni, specie quelle religiose.
L’Occidente deve essere unito per portare la Cina a riconsiderare il proprio dominio non più nell’ottica di conquista etnica e territoriale, ma di integrazione nel pieno rispetto dei diritti umani. La chiave sta nel WTO.
A mio parere, l’Occidente, nel suo insieme, ha la forza necessaria per condurre la Cina a più miti consigli; il WTO – sottoscritto anche dalla Cina - esiste appunto per superare gli accordi bilaterali che l’hanno portata ad occupare una preoccupante posizione dominante globale.
Ebbene, i paesi che vi aderiscono, smettano di cercare di riconquistare le proprie posizioni in questo o quel ramo di commercio ed inizino a rompere i propri accordi, iniziando dal petrolio.
So di scivolare su un tema più grosso di quello qui proposto, ma occorre considerare che in tema dei diritti umani, la questione religiosa e quella delle etnie, non riguardano solo il Tibet e la Cina. Più vicino a noi ci sono la Serbia ed il Kossovo, ad esempio!
La sofferenza umana va alleviata ovunque nel mondo! Perseguitare le persone per le idee che hanno o per il loro essere non serve più a nessuno.
Le risorse governate dalle tecnologie a disposizione dell’umanità sono sufficienti per vivere tutti quanti in felice concordia.

°°°
Rileggendo questo commento, che, come tanti, vengono scritti di getto trascurando la necessità di chiarire qualche passaggio logico, osservo che non è sufficientemente giustificata l’importanza de WTO, nel contesto dell’argomento che ho trattato.
Ritengo di farlo in una prossima occasione in questo mio blog o nel sito, dove ho già accennato all’argomento nel suo contesto storico (Tsunami), ma non economico.
Comunque, personalmente, sono molto partecipe alla protesta e spero che in tutte le squadre, per l’intera durata dell’accensione della fiaccola, viva quel sentimento di unità e concordia sportiva che si è manifestata sempre anche nei periodi più bui dello scorso secolo. Nell’antica Grecia le guerre cessavano durante il periodo olimpico! Speriamo che la Cina condivida questo spirito e, per qualche mese, riconsideri con più serenità il suo progetto politico.
Questo è il mio appello e la mia preghiera!

16 marzo 2008

Promesse, programmi e contratti: quale la credibilità?

Sul blog Meno stato + mercato + libertà ho recentemente letto lo scritto di Eugenio La Mesa il quale pone in evidenza che Unto del Signore (UdS) non può candidarsi alle elezioni del 2008 perché, come risulta dai copiosi dati Istat che riporta nel suo sito, non ha rispettato il contratto degli italiani sottoscritto nel 2001 davanti a milioni di telespettatori a Porta a Porta.


Sento il dovere di rendere testimonianza del suo utilissimo lavoro di raccolta dei dati socio economici a livello globale (il file Excel dei fatti italiani ed europei degli ultimi 10 anni, con 42 fogli contenente tutti i numeri delle 234 tabelle e grafici, aggiornato ogni volta che ci sono nuovi dati), per rilevare che meriterebbero, sotto il profilo politico, quell’esame approfondito che pochi sono disposti a compiere prima di discutere intorno ad argomenti socio-economici.


Dal 6, data di apparizione dello scritto, al 20 marzo, data in cui figura l’ultimo commento si sono succeduti venti commenti tra i quali cinque miei.
Prima di trascrivere quattro dei cinque commenti, desidero mettere in evidenza che per valutare l’idoneità di un candidato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (di Premier se ne parlerà quando sarà modificata la Costituzione) le tabelle statistiche non servono, perché nessun politico che abbia già ricoperto questa carica potrebbe ricandidarsi alle condizioni proposte da La Mesa.


Infatti, seguendo il suo ragionamento, nessuno può essere in grado di indovinare un dato numerico che storicamente subisce influssi indipendenti dalla volontà di chi ne ha solo il controllo parziale e condizionato da fattori esterni non prevedibili per la loro rarità di manifestazione, oppure per effetto fattori di influenza più potenti di quelli già quasi nulli del Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. A questo politico, infatti, non si può rinfacciare una responsabilità di nessun dato macroeconomico: lo si può solo valutare per gli effetti delle sue decisioni quali realmente manifestano durante l'esercizio della sua carica.


Quindi, la valutazione può essere esercitata solo sulla base delle opportunità avute confrontando i vincoli operativi con l'efficacia delle decisioni operative in termini di nuove opportunità. (Solo a titolo di esempio: non so se sia stata una buona idea, da parte del ministro degli esteri in carica, di andare in Palestina e mostrarsi a braccetto col capo di Hamas! Erano d'accordo gli altri colleghi Ministri? OK! Forse vale la regola che chi tace acconsente!).


Nonostante questa osservazione, nel post in esame, i commenti hanno prevalentemente riguardato la più o meno veridicità delle affermazioni dei politici e nulla è stato detto, invece, sulla personalità dei concorrenti.
Questo è grave perché la cultura politica nel nostro paese continua a riferirsi a risultati collegati a ragionamenti ideologici e non alla dinamica dei fatti governati dalla capacità delle persone.


Basta fare il confronto tra il modo di fare elezioni negli Stati Uniti e nel nostro.
In USA, le primarie sono agoni tra gruppi di persone durante le convention per scegliere una candidatura; in Italia i candidati sorgono per un effetto domino di cooptazioni clientelari come nel caso del PD, o per dominio carismatico come quellio di UdS nel PdL.


La verità è che non riusciamo a crearci un orizzonte politico oltre le immediate emergenze e la situazione è giunta a tal punto che nel territorio non esiste più controllo politico.
I casi Di Pietro e Mastella lo dimostrano!
Per le prossime elezioni del 13 aprile, c’è poco da scegliere.


Personalmente sceglierò di votare seguendo questo ragionamento che appunto ho esposto nei miei commenti e che qui ribadisco:



1. Anziché dibattere sulle percentuali di successo conseguite da un governo sulle proposte contenute nel programma con il quale si è presentato alle elezioni - sulle quali ritengo che un dibattito non abbia alcuna utilità - mi parrebbe più utile vagliare la credibilità del personaggio aspirante alla carica, in relazione:


1 alla sua formazione,


2 al suo orientamento culturale e


3 ai progetti cui ha dato corso nel suo percorso di vita.


Se, ad esempio, si mettono a confronto Prodi e Berlusconi, e date un voto da 1 a 10 ad ognuna delle categorie di cui sopra, non avreste bisogno di perder tempo a commentare l’articolo di Ricolfi sulla Stampa.

Fate questa valutazione per ognuno degli altri candidati premier, e tra qualche giorno per ognuno dei candidati alla Camera, al Senato, alle province, alle regioni ed ai comuni … e avrete le idee chiare. Preliminarmente date O (zero) a chi della politica ne ha fatto un mestiere come funzionario di partito.

2. In politica la verità non va mai cercata, come anche, la ricerca della verità non è compito della magistratura. La politica tratta solo cose credibili in relazione agli obiettivi che si vuol raggiungere; come anche la magistratura deve rendersi credibile nel condurre in porto la giustizia.

Il male dell’Italia è tutto qui.
Basta cercare la verità! Lasciamo ai religiosi cercarla; dico ai religiosi nei
quali includo anche laicisti ed atei!
Propongo O (zero) ai funzionari di partito perché sono proprio quelli che per primi sventolano la loro bandiera di verità e per primi vedono sprofondare la loro credibilità nell’abisso delle persone da svergognare.


Se liberalismo non tratta di cose credibili, non so quale altra definizione dare al liberalismo.
Riconosco tuttavia che i funzionari di partito vanno distinti in due categorie: quelli che sbandierano una verità e pretendono di essere leader e quelli che lavorano per rendere redibile il loro leader (solo che quest’ultimo tratti di cose credibili).


Con queste poche regole sono sicuro che possiamo salvare l’Italia dal marasma nel quale è caduta. Diamoci da fare e buttiamo al macero il ciarpame residuale delle antiche ideologie.

3. Credo che ci sia una grande differenza tra la democrazia istituita negli Stati Uniti e quella nostra, italiana.

La cosa è di tutta evidenza e non credo occorra parlarne ancora.


La pecca di Berlusconi è che, numeri alla mano, non ha detto la verità (che come
detto sopra non va richiesta ad un politico).

Poi ha instaurato un regime di
duopolio spezzando il monopolio RAI.
Con le nostre derelitte istituzioni non potevamo sperare di più.
Bene, a mio parere, occorre semplicemente fare questo ragionamento. Partendo da destra e sinistra o da sinistra a destra osservare cosa hanno fatto i candidati leader di oggi nell'ultima legislatura così ingloriosamente terminata.


Io dico solo: tutti a casa tranne: ditelo voi, accetterò la vostra conclusione se mi convincerete.

4. Sono l'uomo della strada che sperava che durante il governo di UdS s'avverassero i molti desideri reiteratamente espressi da lui medesimo e da me attesi, ma sempre repressi dai suoi stessi alleati.
Non posso che ripetere che nelle cose politiche dobbiamo smettere di cercare verità incollate a schemi ideologicamente precostituiti.

Cerchiamo, invece, solo la fattibilità di proposte politiche presentate da persone credibili.
Con quanto dico, mi sembra anche di essere molto coerente con il testo della testata di questo blog: meno stato non vuol dire niente stato; più mercato non vuol dire solo mercato; più libertà non vuol dire solo libertà. Vorrei anche aggiungere più liberalità non vuol dire meno socialità.


Guai se dalle prossime elezioni il PD non dovesse comporsi come partito costituente un opposizione compatta in grado di dialogare con la maggioranza nell’avvio del radicale rinnovamento che da troppi anni attendiamo!


Attenzione!

Parlo di rinnovamento e non di riforme; di rinnovamento e non di rifondazione; di rinnovamento nel senso di portare lo stato a servizio dei cittadini e i cittadini a servirsene solo al soddisfacimento dei bisogni della collettività secondo sani principi di sussidiarietà.



13 marzo 2008

L’uomo col cane seduto sulla panchina nel parco

Pensiero unico
Da qualche tempo sento la necessità di focalizzare il mio pensiero su caso, causa e interdipendenza.
Il tempo dovrebbe essere l'elemento determinante per definire il concetto di relazione e contemporaneità. Credo che tanti, prima di me, abbiano trattato specificatamente il tema in un sistema deterministico ma, credo, pochi, in senso generale, l'abbiano inteso come insito nella storia che passa sulle nostre teste senza che nulla possa farsi modificarla o arrestarla.
Al riguardo riferisco un evento banale della mia esistenza per puntualizzarne il contorno.
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Mi siedo sulla panchina nel parco con Oliver, guardo l'orologio, e decido di alzarmi dopo un'ora. Il tempo sarà scandito dal flusso degli eventi che intercorrono tra l'attimo in cui leggo l'orologio e l'attimo in cui la lancetta dei minuti compirà il giro completo. Sta di fatto che, prima che trascorra l'ora, un'improvvisa folata di vento preannuncia l'arrivo di un temporale. Debbo affrettatamente lasciare il campo per tornare a casa.
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Pongo il problema che sconvolge il mio programma e che  provoca la contemporanea contrarietà di Oliver e chiedo se l'anomalia sta nell'uso del mio orologio, oppure nel flusso degli eventi vissuti da ogni entità presente sul campo, con o senza nozioni di tempo. Si tratta della persona seduta sulla panchina del parco attorno alla quale si aggira il cane, della folata di vento, della percezione del temporale imminente, del libro prima aperto e poi chiuso, di Oliver e di me stesso oltre a tutte le altre entità che non hanno avuto parte attiva, di altre che hanno avuto parte sulla scena ma che non hanno relazionato con la circostanza che tento di rappresentare?
Lo scenario potrebbe enunciarsi nel modo seguente. 
Attorno alla persona seduta sulla panchina nel parco, dove si aggirano il cane, io e la coppia costituita da me stesso con l'amato Oliver, quanti mutamenti intercorrono nel lasso di tempo da quando mi sono seduto sino al momento in cui mi sono alzato dalla panchina?
Sembrerebbe che in ogni istante del vissuto si realizzi un continuo sdoppiamento di situazioni con una produzione di identità diverse che relazionano tra loro per qualche istante, o affatto. Questo ragionamento è necessario fare perché sia possibile ricostruire le poche relazioni di causa ed effetto che mi coinvolgono direttamente e le molte relazioni che si manifestano come interdipendenze tra vento, temporale, Oliver cane, il libro, la panchina sulla quale mi sono seduto e dalla quale mi sono alzato, nonché tutte le altre relazioni, a me sfuggite e inconoscibili, che avrebbero potuto coinvolgermi ma che, pur avendomi sfiorato, non sono riuscito a percepire.
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A mio parere, una teoria fondata su basi sperimentali come anche qualsiasi teoria prodotta dalla matematica e confermata dalla sperimentazione, non è in grado di spiegare logicamente l'evento così come l'ho più sopra descritto. Io, come Oliver, viviamo nel tempo e rappresentiamo una continuità, mentre l'uomo della panchina col suo cane, rappresenta una discontinuità, che, per un combinato disposto di azioni volontarie che si interconnettono con i fenomeni che si generano, creano un'ambientazione dove si manifestano, nello stesso istante, fatti anomali che danno una scossa al sistema rompendone l'equilibrio (uomo che legge seduto sulla panchina con cane che gira intorno) con una serie di relazioni interconnesse di causa ed effetto.
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Potrebbe essere prodotta qualche spiegazione, se ammettessimo l'esistenza di uno sfondo sul quale scorre la globalità degli eventi che si producono nella storia. Lo sfondo potrebbe essere il caos nel quale, momento per momento, riusciamo a percepire ciò che appare dai fenomeni che vi si manifestano. Caso, causa ed interdipendenza tra i fenomeni si svolgerebbero in un certo ambiente, e da questo verrebbero tratti e scoperti. Questo ambiente, o zona senza contorni  spaziali e temporali, rappresenta un artificio sul quale condurre ragionamenti: "quel non so, ma, per ora non mi serve saperlo" per illuminare ciò che so e serve per ispirare le decisioni che stanno a base delle mie azioni. Per rendere l’idea: quando guido l'automobile non mi serve sapere come funziona il motore, ma prestare attenzione alla segnaletica per non incorrere in una infrazione al codice stradale!
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L’artificio del caos, (ma non è il caos), non rende l’evoluzione antitetica alla creazione rendendo vana la ricerca del progenitore comune tra la scimmia e l'uomo tra qualche reperto casualmente ritrovato tra milioni di esemplari di cui mai si ritroverà traccia.
Inoltre penso che l'introduzione del concetto di caos semplificherebbe molti problemi per la matematica (?) perché la ricerca potrebbe comunque continuare a svolgersi nel paradigma fenomenico di caso, causa ed interdipendenza strettamente sulla base di quanto osserviamo deducendo, in vista di ciò che ricerchiamo col metodo deduttivo. 
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A questo punto mi si potrebbe chiedere che cosa voglio rappresentare ricorrendo ad un artificio per spiegare un'azione banale che nasce da un fatto casuale?
Qui rispondo con poche parole. Vorrei suggerire un canone utile per il ricercatore. La conoscenza va sempre circoscritta al fenomeno osservato dal punto in cui si svolge l’osservazione. Se l’osservazione dà un risultato scientifico questo, ripetuto in circostanze diverse può dare risultati diversi da quelli della teoria già formulata. Solo altre sperimentazioni in ambiente modificato potranno confermare l’esattezza della teoria.
Una teoria economica deve valere sia per il ricco che per il povero, e crearle separate significa disporre di due economie creanti due classi sociali in perenne conflitto. Così vale anche per il banchiere o per l'imprenditore, per l'agricoltore e per chi vive di rendita e anche per il lavoratore dipendente. Ognuno con la sua brava pensata, salvo il fatto di doverla cambiare come me, col mio amato Oliver che abbiamo dovuto abbandonare la panchina nel parco perché sopravviene un temporale.
Clonare un animale è possibile; clonare un uomo vorrebbe significare di riprodurne le fattezze, clonarne la personalità potrebbe esserlo anche,  ma a ché pro? Operare in tal senso si ha nozione degli effetti dei soli fenomeni di cui si ha il controllo ma gli altri. Operare in tale senso non ripropone forse il problema dell'esistenza dell'anima? Si può ignorare lo spirito quando la maggior parte elle nostre azioni sono fondate su dati casuali e su teorie non verificate?
Riprodurre il big-bang … ?
Signori ricercatori, fisici del grande e del piccolo, signori dell'ingegneria sociale ed economica, genetisti, fate pure il vostro mestiere, ma ricordate che il vostro campo di ricerca è la natura nella quale vive l'uomo. Non andate oltre!
Lasciate alle scienze umane e alla filosofia operare la sintesi delle vostre teorie! La creazione e l’evoluzione non vi riguarda: ricordate che siete tutti come chi passeggia col proprio cane. Comunque la fantasia deve vivere anche in voi. Usatela bene. Male, è pericoloso.

11 marzo 2008

Tempo e matematica in salsa di cucina

Intitolare un post “Tempo e matematica in salsa di cucina” vuol dire, come minimo, voler passare per un filosofo neo-pitagorico con contorni epicurei!
Niente di tutto questo: si tratta del mio amico Karagounis78, (Kara per gli amici) che ha combinato un pasticcio che mi pone in grave imbarazzo, ma che mi costringe di mettere un titolo assai equivoco a questo post!
Il pasticcio nasce così:


1. Lunedì 3 marzo 2008 Kara posta un testo che ha per titolo “Project” sul quale figura solo un mio commento;


2. Il 6 marzo 2008 Kara posta un testo che ha per titolo “Matematica” sul quale figurano sei commenti tre suoi e tre miei;


3. Il 9 marzo 2008 Kara posta un testo che ha per titolo “Tempo” sul quale invio un commento il giorno stesso.


Il guaio è che nel post del 6 marzo figurano anche le sue risposte ai miei commenti dei post del 3 e del 9 marzo. Il tutto per argomenti che apparentemente non hanno attinenza l’uno con l’altro. Il primo "Project" riguarda la progettazione e la realizzazione della sua cucina nella casa che ha recentemente acquistato; il secondo, una manifestazione, tra le tante che si fanno oggi, per la diffusione popolare della "Matematica" con tanto di corteo al quale, pare che non abbiano partecipato milioni di persone, il terzo "Tempo" sul fatto che il mio amico Kara ha scoperto solo in data 9 marzo 2008, all'età ...(lo dica lui) ... il "lato oscuro del tempo".

Credo che sia abbastanza chiaro che Pibond nella veste di Donchì, e Kara nella veste del figlio del vento non possono definirsi neopitagorici in tinta epicurea solo per questo.

Ed ora cerco di rimettere un po’ d’ordine nel pasticcio, non prima di chiedere al mio simpatico amico etereo e ventoso, che prima agisce e poi pensa - per sua espressa professione - di soffiare in poppa a Donchì per farlo tornare da dove non so dove è andato da oltre due anni.
°°°
Progetto cucina.
Dal post del 3 marzo si capisce che, in corso d’opera, si è prodotta un’opportunità non prevista dal capitolato di spesa e quindi non coperta dal piano finanziario.
Visto che questo interessante problema stava scritto in ambiente aperto al pubblico e offerto a chiunque volesse esprimere un’opinione al riguardo, mi sono sentito in dovere di rispondere perchè risultava chiaramente che la desiderava. Infatti aveva scritto: “Per questo qualche spesa extra, in un'ottica futura, ci sta anche. Tuttavia vorrei cercare di non farmi trascinare da questa perversa spirale (sforare il budjet di 200 euro). La partita è appena iniziata, purtroppo manca l'arbitro.”

Ed io forte dell’esperienza di 45 anni di matrimonio mi sono permesso di suggerire ai giovani futuri sposi: “Fate quello che vi pare. Non cercate l'arbitro e seguite un unico progetto: vivere insieme felici".

Tutto si sarebbe concluso così se non avessi avuto l'idea di unire al mio commento al post del 6 marzo, questa breve frase: “A che punto è la cucina?”
Qui viene il bello. Kara compendia un’unica risposta per i tre post ed ora mi tocca di dire che sono pienamente d’accordo con lui sugli argomenti dei post del 6 e del 9 marzo; ma che, considerata la risposta che ha dato complessivamente ai miei commenti relativi al post del 3 marzo, devo confezionare una risposta diversa - ma pur sempre complessiva - dove erigere qualche paletto agli accordi da me dichiarati sugli anzidetti post del 6 e del 9 marzo.

Questo stato di fatto nasce dalla risposta alla mia domanda “A che punto è la cucina?
Infatti ha scritto: “La cucina, ancora in alto mare. Devo riuscire ad imporre il mio punto di vista”. Sostiene: "Devo imporre il mio punto di vista"!
A mio parere si tratta di un caso degno di approfondita analisi e, sin d'ora desidero di mettere in guardia chiunque dall’azzardarsi di pronunciare una frase del genere. Io, persona interpellata di un possibile arbitraggio per dirimere una delicata questione privata che non coinvolge alcun mio interesse, non posso esimermi dall'intervenire per chiarire la portata delle mie risposte relative agli altri argmonenti trattati.

A questo punto potrei lasciar perdere perchè si sa che tra lui e lei non è opportuno mettere parola perchè prima o poi la spunterà lei, a meno che lui sia disposto a stare in cucina per tutta la vita a far da mangiare per tutti.
Ma non posso fermarmi qui.
La risposta sua coinvolge, come detto sopra, gli altri due post.
La dichiarazione "Devo riuscire ad imporre il mio punto di vista" è sconvolgente nel contesto di un discorso che tocca l'esistenza umana nell'universo mondo spazio-temporale, nonchè matematico per giunta!!
Alfieri pronunciò la frase "Volli e fortissimamente volli" coinvolgendo la propria persona per compiere un atto volontario su sé stesso; Kara impone su sé stesso il dovere indurre un'altra persona - che, tra l'altro, gli sarà compagna per tutta la vita - a soggiacere alla sua volontà.
A questo punto mi rimane solo da dimostrare perché la cucina di Paola e Flavio diventa importante ai fini degli altri due post dedicati a Matematica e Tempo.
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Kara è una persona alla quale la sua formazione di ingegnere sta stretta. Non si contenta di approssimazioni da regolo calcolatore (è obsoleto ma il concetto di precisione insito nel nonio è largamente usato in ingegneria), ma vuole usarlo anche per la soluzione di qualsiasi altro problema di natura diversa dal tecnico applicativo. Ne so qualcosa io perchè, formato nella disciplina delle scienze economiche, ho vissuto tutta la mia vita tra gli ingegneri, ad iniziare da mio nonno Francesco che peraltro non ho mai conosciuto ma vive in me per i racconti di mia madre, da mio padre per finire con mio fratello e tutti i miei colleghi coi quali ho lavorato all'Enel per lunghi anni
Questo debbo precisare perchè altrimenti non meriterei quell'attenzione che solo l'autorevolezza di una testimonianza che il retaggio che mi contraddistingue può dare.
Prego di leggere post e relativi commenti direttamente sul link mentre, qui di seguito, li sintetizzo per lo stretto necessario per formulare una risposta complessiva al problema.
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Matematica
Si svolge a Roma una certa manifestazione sulla matematica. Lo scopo è quello di rendere più accattivante questo argomento ostico ai più, togliendo quella patina di materia slegata dalla realtà, per pochi eccelsi. Kara sostiene: “Diciamola tutta fuori dai denti: non è necessario che tutti capiscano questa affascinante materia. Meglio pochi ma buoni, si suol dire. Chi dimostra il proprio disgusto, la propria malavoglia ad imparare, non è degno di essere indottrinato: che resti nella sua ignoranza e perda anche gli aspetti più giocosi e simpatici della matematica Io, nel mio piccolo, penso di potermi ritenere fortunato perché capisco ed apprezzo questa disciplina, dove è l'astrazione pura a farla da padrona.”.

Al post formulo un primo commento nel quale sostengo che dovrebbe spiegare all’organizzatore della manifestazione che si è fortunati perché si capisce ed apprezza la matematica, dove è l'astrazione pura a farla da padrona; ma si è intellettualmente disonesti quando si pretende di imporla al mondo intero. Da questo punto di vista, la matematica diventa la scienza degli asini e di tutti quelli che gli tengono dietro. Ergo gli do ragione perché la matematica serve solo a chi può e sa servirsene come lui ed è inutile e dannoso imporla.

Mi risponde dandomi ragione ed aggiunge che è lo stesso organizzatore della manifestazione ha scritto che le cose peggiori vengono da chi usa in modo sbagliato strumenti potenti che poco conosce.

In questa risposta, inoltre, chiede: "E se invece si volesse imporre la filosofia? Sarebbe ovviamente altrettanto dannoso, come dimostrano tanti casi storici. Questo perchè è la visione coerente del mondo che una persona dà dal suo punto di vista: non è detto che ci siano riscontri oggettivi sempre veri. Vale la mia quanto quella di chiunque altro. L'unico punto in comune con il discorso matematico è che non tutti sono in grado di fare filosofia o di capirla. Nuovamente occorre astrarre molto, il che forse accomuna matematici e filosofi".

A mia volta gli ho dato ancora ragione dicendo che non si può mai imporre una filosofia e che è peggio che imporre la matematica! Anche imporre una religione: E' un insulto alla libertà.

Ho ricordato il detto Voltaire in tema di libertà di pensiero: "Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere" ed ho sostento l'assurdità di dover sopportare dei tromboni magniloquenti che impongono le loro formulette persino ai sentimenti, come se dovessimo servircene anche per amare il prossimo. Infine ho manifestato il mio rispetto solo per le persone oneste con le quali sono disposto a ragionare; mentre le altre le ignoro. Conclusi questo intervento dicendo che presto avrebbe letto qualcosa in tema di onestà intellettuale sul mio blog e aggiungendo il mio ringraziamento per ispirarmelo. In fine di questa mia risposta, ho aggiunto quella incauta richiesta di cui tanto ho detto più sopra: “Avete deciso per la cucina?”
Al ché, Kara, inserisce due risposte: una riferita al post Tempi del 10 marzo di cui dirò in seguito: l’altra a questo relativo a Matematica. che qui trascrivo integralmente:

"Cucina, ancora in alto mare. Devo riuscire ad imporre il mio punto di vista. Le imposizioni solitamente non piacciono mai a nessuno, tuttavia io, ingenuamente, penso che se si potesse imporre un modo di pensare dettato dalla ragione, del tutto oggettivo, la gente non potrebbe che piegarsi. Con Voltaire non sono così d'accordo; a me piace molto discutere con chi ha idee diverse dalle mie, perchè solo così si ha crescita di pensiero. Però non lotterei mai per far esprimere idee con cui non concordo. Aspetto il tuo post. "

Tempo
Esprime un concetto bellissimo e desidero proprio ricopiarlo qui integralmente.

"Il tempo è sempre stato un ottimo alleato, finora. Rimanendo sempre ottimisti, avendo la giusta pazienza nell'attesa ogni cosa si è sempre risolta per il meglio e, spesso, al momento opportuno. Questo però, me ne accorgo solo ora, è solo una faccia della medaglia: il lato oscuro è che con il tempo ogni cosa viene stemperata, si dilavano le emozioni, restano gli scheletri delle c onsuetudini. Farsi trasportare dalla inesorabile corrente porta dunque verso il
grigiore, inteso come neutralità, scarico di aspetti positivi e negativi per l'effetto delle due facce del tempo. Cavalcare il flusso, viverlo sempre al limite, come non ci fosse un altro istante, quella sarebbe la strada; ma in questo modo ci si consumerebbe come una candela sempre accesa, bruciando le energie troppo in fretta, dopo di che si cadrebbe in completa balia del tempo, senza la minima forza di resistervi."

Non l’ho ancora commentato. Ho solo risposto ponendo il collegamento alla pagina del mio sito dal titolo L’ancora della memoria.

Non lo commento ancora perché non vorrei fare una mostruosa figuraccia iniziando il discorso sul secondo principio della termodinamica, oppure sulla teoria delle azioni non logiche di Pareto che tiene costantemente impegnato il mio pensiero.

04 marzo 2008

Blog del NYTimes per le primarie americane

Il 2 marzo scorso, Eugenio La Mesa, nel blog “Meno stato + mercato + libertà”, ha inserito un post dedicato al Blog del NYTimes per le primarie americane. Qui di seguito ne riporto interamente il testo a seguito del quale ho redatto un commento.

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Ad ulteriore testimonianza di come Internet sia sempre più presente nella politica e nel giornalismo americani, il New York Times ha un blog dedicato alle primarie presidenziali.
Il fatto che uno dei + autorevoli quotidiani abbia un blog per le elezioni, nel quale chiunque può inserire commenti, è un grande segnale di apertura e di interesse verso le logiche del mondo Internet.
A quando la stessa cosa in Italia?
..... omissis

Scritto da Eugenio La Mesa il 02/03/08 alle 16:15 in Internet e la politica Permalink
..... omissis

°°°
Il mio commento
Il 6 febbraio ho scritto sul mio blog “Al voto con sicurezza” nel quale chiedevo che le prossime elezioni di aprile si svolgano in un clima politico diverso rispetto al passato. In particolare auspicavo:
  • che le istituzioni si approntino ad operare secondo pochi e significativi principi di carattere generale condivisi nell'interesse di una maggioranza possibile e non di una minoranza di politicanti;
  • che i partiti possano operare in un clima di rispetto reciproco inducendo gli elettori a confidare che non avvengano manipolazioni nello spoglio delle schede elettorali;
  • che i programmi dei partiti corrispondano ad un'etica condivisa ed ai significati politici proposti;
  • che i partiti presentino candidati rispecchianti i requisiti richiesti perchè il loro operato sia conforme al programma.
Da allora attendo qualcuno che abbia la cortesia di commentarlo.
Non ho speranze: sino a quando i candidati saranno imposti dai partiti e non scelti democraticamente da convention democraticamente istituite dai partiti, i blog elettorali saranno da cercare come pietre preziose in mezzo alla spazzatura ... dalla quale, invece, spuntano solo i politici che troppo bene conosciamo!
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Il 14 aprile non andremo a votare: andremo a riciclare.
Scritto da: Pietro Bondanini 04/03/08 a 11:08